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Conclusioni


Cesare Pansini, con il suo libro “Nardi, racconti in cartapesta”, ha tracciato il primo solco affinché i soldatini Nardi non vengano dimenticati. Il suo volume, incentrato sulla produzione Nardi in pasta, è per le note storiche contenute ma soprattutto per la bellezza delle numerose foto a colori un vero “spettacolo” per gli occhi e per il cuore!

Il presente sito prosegue idealmente il lavoro esaminando tutta la produzione Nardi in plastica (Normal, Extra, Universal, Medi, Export). Resta da colmare un piccolo vuoto, la classificazione di tutti i Nardoni (Super) prodotti e degli accessori ad essi destinati (tra i quali vorrei citare, a mo’ di esempio, almeno il bellissimo conestoga con copertura in vera tela) 

per i quali l’autore passa idealmente il testimone ad altri collezionisti prima che la società dei video games faccia affondare definitivamente nell’oblio un mondo di giochi, frutto “miracoloso” di una piccola industria italiana, unico nel suo genere. Giochi che hanno fatto sognare e influenzato l’immaginario collettivo di intere generazioni di bambini per almeno un quarto di secolo, dalla fine degli anni ’50 all’inizio degli anni’80.

Che di tutto ciò vada perduto persino il ricordo sarebbe imperdonabile.

Parafrasando la poetessa cilena Violeta Parra, mio unico desiderio è di “Cantare per un seme” , il seme della Memoria, nella speranza che tale seme non venga spazzato via dal tempo ma, cadendo su un terreno fertile, possa germogliare affinché come già avvenuto per il Fumetto, non più considerato “lettura per bambini” ma “letteratura disegnata”, anche sui soldatini italiani si avvii una rigorosa ricerca storico-sociologica con metodologie scientifiche che li sottragga al limbo in cui sono confinati e ne consenta finalmente l’ingresso in ambiti culturali più “alti”.

Solo alcuni esempi per spiegarmi meglio: perché, oggi, il pennino di Hugo Pratt può essere accostato al pennello di un De Chirico senza che nessuno gridi allo “scandalo”? Perché Milo Manara è riuscito, meritatamente, a stabilire un rapporto di proficua collaborazione con Federico Fellini mentre dell’artista che ha scolpito i soldatini Nardi nessuno si è mai interessato di conoscere neppure il nome?

C’è in altri termini, ormai, urgente bisogno di “un qualcosa” , di un “qualcuno” che faccia per il Soldatino un’operazione culturale simile a quella che Umberto Eco ha già fatto con successo per il Fumetto, prima che  “generale tempo” sconfigga definitivamente “zietta memoria”.

Ma forse sto solo fantasticando…come un bambino che gioca con i soldatini!